venerdì 29 agosto 2014

5 forze per la pubblica sicurezza italiana che non comunicano tra di loro: Riorganizziamole

https://www.youtube.com/watch?v=lQvik18lbr8&feature=youtube_gdata_player

giovedì 28 agosto 2014

Fwd: [m5scomunicazione] esempi di malacomunicazione

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: "Michele" <michele.polito@fastwebnet.it>
Data: 27/ago/2014 20:29
Oggetto: [m5scomunicazione] esempi di malacomunicazione
A: <attivistim5sz9mi@googlegroups.com>, <m5scomunicazione@googlegroups.com>
Cc:

Sentite quale è la vera situazione a Lampedusa dalla voce di un attivista locale

 

 

https://www.facebook.com/video.php?v=10202777505374370&set=vb.1102369509&type=2&theater

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mercoledì 20 agosto 2014

Regione: esentare invalidi da bollo

https://www.google.com/url?rct=j&sa=t&url=http://giornalemotori.it/107383/esenzione-bollo-auto-invalidi-regione-calabria/&ct=ga&cd=CAEYACoTODc3MDk0NTU1NjMxNTUwNDQ3NzIZYTE4NzE3NTM4OWM4OThiYTppdDppdDpJVA&usg=AFQjCNG3tLKSAEBpUCzQAcZ-V57dGnFTyA

martedì 19 agosto 2014

Overshoot day 2014

Overtshoot day 2014: 19 / 8 / 14 !!

domenica 17 agosto 2014

Re: Richiamiamo la Merkel all'ordine: la Germania ci sta truffando.

Della Bce o delle banche centrali nazionali». Ripetete con me: gli italiani rispettano le regole, i tedeschi no. Fa uno strano effetto, vero?

Il giorno 17/ago/2014 08:47, "Ermanno Faccio" <ermanno.faccio@gmail.com> ha scritto:

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17 Agosto 2014
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8/07/2014
I cinque trucchi con cui la Germania bara sui conti
Banche pubbliche, debiti dei Comuni, rispetto delle regole: sono i più bravi o solo i più furbi?
Francesco Cancellato

 
Sean Gallup/Getty Images
Sean Gallup/Getty Images
 
Parole chiave: ITALIA / GERMANIA / UNIONE EUROPEA / MERKEL
Argomenti: EURO E BCE
INDICE ARTICOLO
Il primo trucco: la sottile differenza tra Cdp e Kfw
Il secondo trucco: pareggio di bilancio a tre velocità
Il terzo trucco: lo Stato nelle banche
Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il quinto trucco: potere, potere, potere
Non è stato un giorno qualunque, lo scorso 2 luglio: mentre il premier Italiano Matteo Renzi presentava le linee programmatiche del semestre italiano di Presidenza Ue al Parlamento europeo, trovandosi a dover rispondere alle critiche del capogruppo del Ppe Manfred Weber sui conti pubblici dell'Italia e sulla sua inopportuna richiesta di maggior flessibilità sulla linea del rigore, in Germania il consiglio dei Ministri approvava il piano del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble per raggiungere il pareggio di bilancio federale nel 2015. Uno smacco, questo, che si somma al già consistente complesso d'inferiorità dell'Italia nei confronti dei tedeschi: più rigorosi, più efficienti, più competitivi, più onesti. In ultima analisi, molto più bravi e meritevoli di noi.
Domanda innocente: è davvero così? Sì e no. O meglio: che i tedeschi sappiano badare ai loro interessi meglio di noi è fuori discussione; che non sprechino denaro pubblico in mille inutili rivoli, pure; che abbiano imprese che trainano l'economia meglio di una nave rimorchio, anche. Tuttavia, è vero che la differenza tra i nostri e i loro risultati è anche l'effetto di alcuni trucchetti – se così si possono chiamare – che ampliano il divario tra i nostri e i loro bilanci e, soprattutto, tra la nostra e la loro economia, ben oltre i reali valori e meriti. Beninteso, (quasi) tutto perfettamente legale e ben noto nella cerchia degli addetti ai lavori. Forse, fuori da quella cerchia, non abbastanza. Per questo vale la pena di provare a spiegarle per bene, di nuovo.
Il primo trucco: la sottile differenza tra Cdp e Kfw
In Italia c'è la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), in Germania la Kreditanstalt für Wiederaufbau, la Banca per la ricostruzione (post-bellica), per gli amici Kfw. Entrambe sono di proprietà pubblica: la Cdp è all'80,1% del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per il 18,5% delle fondazioni bancarie e per l'1,5% di azioni proprie. La Kfw è al 80% di proprietà del governo federale e al 20% dei diversi lander (l'equivalente delle nostre regioni, ndr) in cui è suddiviso il territorio tedesco. Entrambe, per finanziarsi, emettono dei titoli. La Cdp sottoforma di obbligazioni, la stragrande maggioranza delle quali coperte da garanzia statale. La Kfw, pure, emettendo titoli a tassi bassissimi grazie al doppio filo che la lega al governo tedesco e ai suoi affidabilissimi Bund.
La Kfw è pubblica ma i suoi debiti, per la contabilità tedesca, non sono debito pubblico
La Cdp raccoglie ogni anni circa 320 miliardi di euro, la Kfw circa 500 e li reinveste concedendo prestiti a tassi irrisori alle piccole e medie imprese e controllando ingenti quote del capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. C'è solo una piccola differenza: i 300 miliardi di debito contratto dalla Cdp coperto da garanzia statale entra nel conteggio del debito pubblico italiano. I 500 miliardi di euro della Kfw invece no. Il motivo è una regola contabile dello Stato tedesco che esclude dal debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Regola alquanto discutibile: la proprietà di Kfw è pubblica, la sua vigilanza non è deputata alla Bundesbank (la banca centrale tedesca, ndr), ma al ministero delle Finanze, i suoi tassi sono diretta conseguenza di quelli dei Bund e se avesse problemi sarebbe lo Stato a intervenire. Facciamo i conti della serva: 500 miliardi di euro sono pari a circa un quarto dei 2080 miliardi complessivi del debito pubblico tedesco. Se li sommassimo otterremmo un debito pubblico tedesco che dal 78,4% arriverebbe a lambire il 97% del Pil. Comunque lontano, ma un po' più vicino al nostro 132,6 per cento.
LEGGI ANCHE

Ogni volta che la Bce decide, la Germania gode

Antonio Vanuzzo
Il secondo trucco: pareggio di bilancio a tre velocità
In Italia, è cosa nota, dovremo rispettare il principio del pareggio di bilancio a partire dal 2015. Il ministro Padoan ci ha provato a chiedere una proroga al 2016, ma è stato seppellito dalle pernacchie. Tedesche, in primis. Strano: perché in Germania invece questo obbligo ha due velocità. Anzi, a dire il vero, tre. Già, perché la Germania è uno Stato federale, formato da sedici lander. Ognuno dei quali con la propria contabilità, il proprio bilancio, la propria capacità di raccolta fiscale e piena facoltà di indebitarsi. Già, perché anche i lander, nel loro piccolo s'indebitano. Oddio, "piccolo": degli oltre duemila miliardi di debito tedesco, più di 600 sono da imputare a lander ed enti locali.
Per i Comuni tedeschi, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge
Prima differenza non da poco: se lo Stato tedesco dovrà obbligatoriamente raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, i lander potranno prendersela comoda, avendo tempo fino al 2020. Non solo, dicevamo: perché nulla si dice, in Germania, di cosa dovranno fare gli enti locali, il cui debito è pari circa al 6% del totale. Per loro, a quanto pare, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge e molti di loro sono sovraindebitati: il record è di Oberhausen, nella Ruhr, il cui debito comunale è pari a 6.900 euro per abitante. Situazione, ne converrete, «leggermente» diversa rispetto a quella dei nostri Comuni, letteralmente strozzati dal patto di stabilità interno, strumento che impone a tutte le articolazioni locali dello Stato di partecipare agli obblighi di finanza pubblica che ci chiede l'Europa. Ah, dimenticavo: indovinate chi è uno dei principali creditori degli enti locali tedeschi? Esatto, la Kfw.
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Merkel e il ritorno della Questione tedesca

Stefano Cingolani
Il terzo trucco: lo Stato nelle banche
Al netto della Cdp, in Italia tutte le banche sono in mano a investitori privati. In Germania invece il 45% del sistema bancario è in mano al settore pubblico. Il caso più famoso è quello della Commerzbank, una delle principali banche tedesche, nel quale lo Stato partecipa con una quota del 17%, ma vi sono molte altre realtà del credito con una forte presenza del pubblico nella compagine azionaria. Prime fra tutte le Landersbanken, le banche regionali tedesche. Sono sei, sono tutte pubbliche, sono gestite con criteri politici e, soprattutto, non sono esattamente dei nani della finanza: LbBerlin, la più piccola, ha attività per 130 miliardi di euro; la più grande, la Lbbw, 337 miliardi – una volta e mezzo il Monte dei Paschi di Siena, tanto per essere chiari, ed è la quarta banca del Paese. Da qualche anno si parla della crisi delle Landesbanken e dei 637 miliardi di attività deteriorate che hanno in pancia, soprattutto a causa del fatto che nel 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria, erano imbottite di mutui subprime.
In Germania, quasi la metà del sistema bancario è in mano al pubblico
L'effetto complessivo, al netto della crisi di queste banche regionali, è quello di un sistema del credito che gioca in stretta sinergia con gli obiettivi di finanza pubblica del governo centrale. Facciamo un esempio: poniamo che la Germania voglia esercitare una forte pressione competitiva su un Paese concorrente e sulle sue imprese. Per farlo, potrebbe decidere di vendere in blocco tutti i titoli di stato di quel paese detenuti dalle banche di cui è azionista. I tassi d'interesse dei titoli di stato di quel Paese, come conseguenza, si alzerebbero immediatamente, e le imprese di quel Paese si troverebbero a dover pagare il denaro molto più caro, ammesso e non concesso che riescano ad accedere al credito. In un contesto continentale in cui anche una pacca sulla spalla rischia di essere sanzionata come aiuto di stato appare strano che nessuno mai si sia accorto di tale, piuttosto evidente, anomalia.
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Tutte le Mps tedesche di cui la Merkel non parla

Laura Lucchini e Antonio Vanuzzo
Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il Sole 24 Ore dice che «ormai si può parlare di prassi»: nella seconda metà di maggio, un paio di mesi fa, quindi, la Bundesbank ha ripetuto per ben due volte quello che possiamo senza timore di smentite definire come il quarto trucchetto tedesco: in parole povere, se c'è un'asta di Bund e parte dei titoli non viene comprata sul mercato primario – quello in cui ogni Stato colloca in prima battuta i propri titoli di debito, con accesso riservato a grandi fondi e banche internazionali – la banca centrale tedesca se li compra (o, meglio, li «congela») e li ricolloca successivamente sul mercato secondario. In questo modo, evita che i tassi si alzino e che i Bund perdano valore. So cosa vi state chiedendo: perché noi non lo facciamo? Semplice, perché non si può fare. L'articolo 101 del Trattato di Maastrich vieta l'acquisto sul mercato primario di titoli di Stato da parte delle banche centrali.
La Germania lo fa, noi no. Perché? Perché non si può fare
Testuale: «È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Bce o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte del

sabato 16 agosto 2014

Re: Richiamiamo la Merkel all'ordine: la Germania ci sta truffando.

ndesbank influenza il mondo, se ne renda conto

Paolo Manasse
Il quinto trucco: potere, potere, potere
Un ultimo esempio: nel 2011 l'Unione europea ha approvato il «six pack», sei direttive, per l'appunto, volte ad armonizzare gli squilibri tra i diversi Stati membri. Quattro di queste sei direttive hanno come oggetto le politiche fiscali e sono le famose cose «che ci chiede l'Europa», come ad esempio la riduzione del deficit. Le altre due direttive, invece, riguardano gli squilibri macroeconomici. Uno dei quali le differenze nei saldi commerciali dei Paesi. Non sto a farla lunga, che non è questa la sede: vi basti sapere che alcuni Paesi importano più di quanto esportano (ad esempio, la Grecia) e altri invece sono esportatori netti che realizzano ogni anno surplus commerciali piuttosto ingenti (ad esempio, la Germania). E che tutto questo, se avviene nel contesto del mercato unico europeo, aumenta gli squilibri marcoeconomici tra i due Paesi e mettere a rischio la tenuta complessiva del sistema.
Loro saranno pure più furbi che bravi, quindi, ma noi ce li meritiamo, i tedeschi.
La regola, quindi: nessun Paese europeo può avere un «rosso» commerciale di più del 3% e un surplus di più del 6%. Indovinate quale Paese ha violato questa regola, negli ultimi cinque anni. No, non è la Grecia, e nemmeno l'Italia. È lo stesso Paese che finanzia le piccole imprese con denaro pubblico raccolto da una banca pubblica che tuttavia non è debito pubblico. È lo stesso Paese che impone il pareggio di bilancio senza se e senza ma agli altri Paesi europei, ma non ai suoi comuni. È lo stesso Paese che punta il dito sugli aiuti di Stato altrui, ma possiede quasi la metà del proprio sistema bancario. È lo stesso Paese che viola apertamente l'articolo 101 del trattato di Maastricht. Tutti gli altri, invece, sono i Paesi che non dicono nulla e che non hanno nemmeno la forza di chiedere e strappare in sede Ue regole contabili comuni, una vera unione bancaria, anche solo banalmente il rispetto delle regole. Loro saranno pure più furbi che bravi, quindi, ma noi ce li meritiamo, i tedeschi.

Il giorno 17/ago/2014 08:47, "Ermanno Faccio" <ermanno.faccio@gmail.com> ha scritto:

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I cinque trucchi con cui la Germania bara sui conti
Banche pubbliche, debiti dei Comuni, rispetto delle regole: sono i più bravi o solo i più furbi?
Francesco Cancellato

 
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Il primo trucco: la sottile differenza tra Cdp e Kfw
Il secondo trucco: pareggio di bilancio a tre velocità
Il terzo trucco: lo Stato nelle banche
Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il quinto trucco: potere, potere, potere
Non è stato un giorno qualunque, lo scorso 2 luglio: mentre il premier Italiano Matteo Renzi presentava le linee programmatiche del semestre italiano di Presidenza Ue al Parlamento europeo, trovandosi a dover rispondere alle critiche del capogruppo del Ppe Manfred Weber sui conti pubblici dell'Italia e sulla sua inopportuna richiesta di maggior flessibilità sulla linea del rigore, in Germania il consiglio dei Ministri approvava il piano del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble per raggiungere il pareggio di bilancio federale nel 2015. Uno smacco, questo, che si somma al già consistente complesso d'inferiorità dell'Italia nei confronti dei tedeschi: più rigorosi, più efficienti, più competitivi, più onesti. In ultima analisi, molto più bravi e meritevoli di noi.
Domanda innocente: è davvero così? Sì e no. O meglio: che i tedeschi sappiano badare ai loro interessi meglio di noi è fuori discussione; che non sprechino denaro pubblico in mille inutili rivoli, pure; che abbiano imprese che trainano l'economia meglio di una nave rimorchio, anche. Tuttavia, è vero che la differenza tra i nostri e i loro risultati è anche l'effetto di alcuni trucchetti – se così si possono chiamare – che ampliano il divario tra i nostri e i loro bilanci e, soprattutto, tra la nostra e la loro economia, ben oltre i reali valori e meriti. Beninteso, (quasi) tutto perfettamente legale e ben noto nella cerchia degli addetti ai lavori. Forse, fuori da quella cerchia, non abbastanza. Per questo vale la pena di provare a spiegarle per bene, di nuovo.
Il primo trucco: la sottile differenza tra Cdp e Kfw
In Italia c'è la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), in Germania la Kreditanstalt für Wiederaufbau, la Banca per la ricostruzione (post-bellica), per gli amici Kfw. Entrambe sono di proprietà pubblica: la Cdp è all'80,1% del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per il 18,5% delle fondazioni bancarie e per l'1,5% di azioni proprie. La Kfw è al 80% di proprietà del governo federale e al 20% dei diversi lander (l'equivalente delle nostre regioni, ndr) in cui è suddiviso il territorio tedesco. Entrambe, per finanziarsi, emettono dei titoli. La Cdp sottoforma di obbligazioni, la stragrande maggioranza delle quali coperte da garanzia statale. La Kfw, pure, emettendo titoli a tassi bassissimi grazie al doppio filo che la lega al governo tedesco e ai suoi affidabilissimi Bund.
La Kfw è pubblica ma i suoi debiti, per la contabilità tedesca, non sono debito pubblico
La Cdp raccoglie ogni anni circa 320 miliardi di euro, la Kfw circa 500 e li reinveste concedendo prestiti a tassi irrisori alle piccole e medie imprese e controllando ingenti quote del capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. C'è solo una piccola differenza: i 300 miliardi di debito contratto dalla Cdp coperto da garanzia statale entra nel conteggio del debito pubblico italiano. I 500 miliardi di euro della Kfw invece no. Il motivo è una regola contabile dello Stato tedesco che esclude dal debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Regola alquanto discutibile: la proprietà di Kfw è pubblica, la sua vigilanza non è deputata alla Bundesbank (la banca centrale tedesca, ndr), ma al ministero delle Finanze, i suoi tassi sono diretta conseguenza di quelli dei Bund e se avesse problemi sarebbe lo Stato a intervenire. Facciamo i conti della serva: 500 miliardi di euro sono pari a circa un quarto dei 2080 miliardi complessivi del debito pubblico tedesco. Se li sommassimo otterremmo un debito pubblico tedesco che dal 78,4% arriverebbe a lambire il 97% del Pil. Comunque lontano, ma un po' più vicino al nostro 132,6 per cento.
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Antonio Vanuzzo
Il secondo trucco: pareggio di bilancio a tre velocità
In Italia, è cosa nota, dovremo rispettare il principio del pareggio di bilancio a partire dal 2015. Il ministro Padoan ci ha provato a chiedere una proroga al 2016, ma è stato seppellito dalle pernacchie. Tedesche, in primis. Strano: perché in Germania invece questo obbligo ha due velocità. Anzi, a dire il vero, tre. Già, perché la Germania è uno Stato federale, formato da sedici lander. Ognuno dei quali con la propria contabilità, il proprio bilancio, la propria capacità di raccolta fiscale e piena facoltà di indebitarsi. Già, perché anche i lander, nel loro piccolo s'indebitano. Oddio, "piccolo": degli oltre duemila miliardi di debito tedesco, più di 600 sono da imputare a lander ed enti locali.
Per i Comuni tedeschi, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge
Prima differenza non da poco: se lo Stato tedesco dovrà obbligatoriamente raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, i lander potranno prendersela comoda, avendo tempo fino al 2020. Non solo, dicevamo: perché nulla si dice, in Germania, di cosa dovranno fare gli enti locali, il cui debito è pari circa al 6% del totale. Per loro, a quanto pare, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge e molti di loro sono sovraindebitati: il record è di Oberhausen, nella Ruhr, il cui debito comunale è pari a 6.900 euro per abitante. Situazione, ne converrete, «leggermente» diversa rispetto a quella dei nostri Comuni, letteralmente strozzati dal patto di stabilità interno, strumento che impone a tutte le articolazioni locali dello Stato di partecipare agli obblighi di finanza pubblica che ci chiede l'Europa. Ah, dimenticavo: indovinate chi è uno dei principali creditori degli enti locali tedeschi? Esatto, la Kfw.
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Stefano Cingolani
Il terzo trucco: lo Stato nelle banche
Al netto della Cdp, in Italia tutte le banche sono in mano a investitori privati. In Germania invece il 45% del sistema bancario è in mano al settore pubblico. Il caso più famoso è quello della Commerzbank, una delle principali banche tedesche, nel quale lo Stato partecipa con una quota del 17%, ma vi sono molte altre realtà del credito con una forte presenza del pubblico nella compagine azionaria. Prime fra tutte le Landersbanken, le banche regionali tedesche. Sono sei, sono tutte pubbliche, sono gestite con criteri politici e, soprattutto, non sono esattamente dei nani della finanza: LbBerlin, la più piccola, ha attività per 130 miliardi di euro; la più grande, la Lbbw, 337 miliardi – una volta e mezzo il Monte dei Paschi di Siena, tanto per essere chiari, ed è la quarta banca del Paese. Da qualche anno si parla della crisi delle Landesbanken e dei 637 miliardi di attività deteriorate che hanno in pancia, soprattutto a causa del fatto che nel 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria, erano imbottite di mutui subprime.
In Germania, quasi la metà del sistema bancario è in mano al pubblico
L'effetto complessivo, al netto della crisi di queste banche regionali, è quello di un sistema del credito che gioca in stretta sinergia con gli obiettivi di finanza pubblica del governo centrale. Facciamo un esempio: poniamo che la Germania voglia esercitare una forte pressione competitiva su un Paese concorrente e sulle sue imprese. Per farlo, potrebbe decidere di vendere in blocco tutti i titoli di stato di quel paese detenuti dalle banche di cui è azionista. I tassi d'interesse dei titoli di stato di quel Paese, come conseguenza, si alzerebbero immediatamente, e le imprese di quel Paese si troverebbero a dover pagare il denaro molto più caro, ammesso e non concesso che riescano ad accedere al credito. In un contesto continentale in cui anche una pacca sulla spalla rischia di essere sanzionata come aiuto di stato appare strano che nessuno mai si sia accorto di tale, piuttosto evidente, anomalia.
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Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il Sole 24 Ore dice che «ormai si può parlare di prassi»: nella seconda metà di maggio, un paio di mesi fa, quindi, la Bundesbank ha ripetuto per ben due volte quello che possiamo senza timore di smentite definire come il quarto trucchetto tedesco: in parole povere, se c'è un'asta di Bund e parte dei titoli non viene comprata sul mercato primario – quello in cui ogni Stato colloca in prima battuta i propri titoli di debito, con accesso riservato a grandi fondi e banche internazionali – la banca centrale tedesca se li compra (o, meglio, li «congela») e li ricolloca successivamente sul mercato secondario. In questo modo, evita che i tassi si alzino e che i Bund perdano valore. So cosa vi state chiedendo: perché noi non lo facciamo? Semplice, perché non si può fare. L'articolo 101 del Trattato di Maastrich vieta l'acquisto sul mercato primario di titoli di Stato da parte delle banche centrali.
La Germania lo fa, noi no. Perché? Perché non si può fare
Testuale: «È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Bce o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte del

Richiamiamo la Merkel all'ordine: la Germania ci sta truffando.

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I cinque trucchi con cui la Germania bara sui conti
Banche pubbliche, debiti dei Comuni, rispetto delle regole: sono i più bravi o solo i più furbi?
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Il secondo trucco: pareggio di bilancio a tre velocità
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Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il quinto trucco: potere, potere, potere
Non è stato un giorno qualunque, lo scorso 2 luglio: mentre il premier Italiano Matteo Renzi presentava le linee programmatiche del semestre italiano di Presidenza Ue al Parlamento europeo, trovandosi a dover rispondere alle critiche del capogruppo del Ppe Manfred Weber sui conti pubblici dell'Italia e sulla sua inopportuna richiesta di maggior flessibilità sulla linea del rigore, in Germania il consiglio dei Ministri approvava il piano del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble per raggiungere il pareggio di bilancio federale nel 2015. Uno smacco, questo, che si somma al già consistente complesso d'inferiorità dell'Italia nei confronti dei tedeschi: più rigorosi, più efficienti, più competitivi, più onesti. In ultima analisi, molto più bravi e meritevoli di noi.
Domanda innocente: è davvero così? Sì e no. O meglio: che i tedeschi sappiano badare ai loro interessi meglio di noi è fuori discussione; che non sprechino denaro pubblico in mille inutili rivoli, pure; che abbiano imprese che trainano l'economia meglio di una nave rimorchio, anche. Tuttavia, è vero che la differenza tra i nostri e i loro risultati è anche l'effetto di alcuni trucchetti – se così si possono chiamare – che ampliano il divario tra i nostri e i loro bilanci e, soprattutto, tra la nostra e la loro economia, ben oltre i reali valori e meriti. Beninteso, (quasi) tutto perfettamente legale e ben noto nella cerchia degli addetti ai lavori. Forse, fuori da quella cerchia, non abbastanza. Per questo vale la pena di provare a spiegarle per bene, di nuovo.
Il primo trucco: la sottile differenza tra Cdp e Kfw
In Italia c'è la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), in Germania la Kreditanstalt für Wiederaufbau, la Banca per la ricostruzione (post-bellica), per gli amici Kfw. Entrambe sono di proprietà pubblica: la Cdp è all'80,1% del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per il 18,5% delle fondazioni bancarie e per l'1,5% di azioni proprie. La Kfw è al 80% di proprietà del governo federale e al 20% dei diversi lander (l'equivalente delle nostre regioni, ndr) in cui è suddiviso il territorio tedesco. Entrambe, per finanziarsi, emettono dei titoli. La Cdp sottoforma di obbligazioni, la stragrande maggioranza delle quali coperte da garanzia statale. La Kfw, pure, emettendo titoli a tassi bassissimi grazie al doppio filo che la lega al governo tedesco e ai suoi affidabilissimi Bund.
La Kfw è pubblica ma i suoi debiti, per la contabilità tedesca, non sono debito pubblico
La Cdp raccoglie ogni anni circa 320 miliardi di euro, la Kfw circa 500 e li reinveste concedendo prestiti a tassi irrisori alle piccole e medie imprese e controllando ingenti quote del capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. C'è solo una piccola differenza: i 300 miliardi di debito contratto dalla Cdp coperto da garanzia statale entra nel conteggio del debito pubblico italiano. I 500 miliardi di euro della Kfw invece no. Il motivo è una regola contabile dello Stato tedesco che esclude dal debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Regola alquanto discutibile: la proprietà di Kfw è pubblica, la sua vigilanza non è deputata alla Bundesbank (la banca centrale tedesca, ndr), ma al ministero delle Finanze, i suoi tassi sono diretta conseguenza di quelli dei Bund e se avesse problemi sarebbe lo Stato a intervenire. Facciamo i conti della serva: 500 miliardi di euro sono pari a circa un quarto dei 2080 miliardi complessivi del debito pubblico tedesco. Se li sommassimo otterremmo un debito pubblico tedesco che dal 78,4% arriverebbe a lambire il 97% del Pil. Comunque lontano, ma un po' più vicino al nostro 132,6 per cento.
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Per i Comuni tedeschi, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge
Prima differenza non da poco: se lo Stato tedesco dovrà obbligatoriamente raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, i lander potranno prendersela comoda, avendo tempo fino al 2020. Non solo, dicevamo: perché nulla si dice, in Germania, di cosa dovranno fare gli enti locali, il cui debito è pari circa al 6% del totale. Per loro, a quanto pare, il pareggio di bilancio non è obbligo di legge e molti di loro sono sovraindebitati: il record è di Oberhausen, nella Ruhr, il cui debito comunale è pari a 6.900 euro per abitante. Situazione, ne converrete, «leggermente» diversa rispetto a quella dei nostri Comuni, letteralmente strozzati dal patto di stabilità interno, strumento che impone a tutte le articolazioni locali dello Stato di partecipare agli obblighi di finanza pubblica che ci chiede l'Europa. Ah, dimenticavo: indovinate chi è uno dei principali creditori degli enti locali tedeschi? Esatto, la Kfw.
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Stefano Cingolani
Il terzo trucco: lo Stato nelle banche
Al netto della Cdp, in Italia tutte le banche sono in mano a investitori privati. In Germania invece il 45% del sistema bancario è in mano al settore pubblico. Il caso più famoso è quello della Commerzbank, una delle principali banche tedesche, nel quale lo Stato partecipa con una quota del 17%, ma vi sono molte altre realtà del credito con una forte presenza del pubblico nella compagine azionaria. Prime fra tutte le Landersbanken, le banche regionali tedesche. Sono sei, sono tutte pubbliche, sono gestite con criteri politici e, soprattutto, non sono esattamente dei nani della finanza: LbBerlin, la più piccola, ha attività per 130 miliardi di euro; la più grande, la Lbbw, 337 miliardi – una volta e mezzo il Monte dei Paschi di Siena, tanto per essere chiari, ed è la quarta banca del Paese. Da qualche anno si parla della crisi delle Landesbanken e dei 637 miliardi di attività deteriorate che hanno in pancia, soprattutto a causa del fatto che nel 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria, erano imbottite di mutui subprime.
In Germania, quasi la metà del sistema bancario è in mano al pubblico
L'effetto complessivo, al netto della crisi di queste banche regionali, è quello di un sistema del credito che gioca in stretta sinergia con gli obiettivi di finanza pubblica del governo centrale. Facciamo un esempio: poniamo che la Germania voglia esercitare una forte pressione competitiva su un Paese concorrente e sulle sue imprese. Per farlo, potrebbe decidere di vendere in blocco tutti i titoli di stato di quel paese detenuti dalle banche di cui è azionista. I tassi d'interesse dei titoli di stato di quel Paese, come conseguenza, si alzerebbero immediatamente, e le imprese di quel Paese si troverebbero a dover pagare il denaro molto più caro, ammesso e non concesso che riescano ad accedere al credito. In un contesto continentale in cui anche una pacca sulla spalla rischia di essere sanzionata come aiuto di stato appare strano che nessuno mai si sia accorto di tale, piuttosto evidente, anomalia.
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Laura Lucchini e Antonio Vanuzzo
Il quarto trucco: la Bundesbank «raccatta-titoli»
Il Sole 24 Ore dice che «ormai si può parlare di prassi»: nella seconda metà di maggio, un paio di mesi fa, quindi, la Bundesbank ha ripetuto per ben due volte quello che possiamo senza timore di smentite definire come il quarto trucchetto tedesco: in parole povere, se c'è un'asta di Bund e parte dei titoli non viene comprata sul mercato primario – quello in cui ogni Stato colloca in prima battuta i propri titoli di debito, con accesso riservato a grandi fondi e banche internazionali – la banca centrale tedesca se li compra (o, meglio, li «congela») e li ricolloca successivamente sul mercato secondario. In questo modo, evita che i tassi si alzino e che i Bund perdano valore. So cosa vi state chiedendo: perché noi non lo facciamo? Semplice, perché non si può fare. L'articolo 101 del Trattato di Maastrich vieta l'acquisto sul mercato primario di titoli di Stato da parte delle banche centrali.
La Germania lo fa, noi no. Perché? Perché non si può fare
Testuale: «È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Bce o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte del

venerdì 15 agosto 2014

Politica immigrazione UE: prposta

Guarda l'intervento. http://www.efdgroup.eu/medias/videos/item/kristina-winberg-discusses-immigration-policy-in-the-european-parliament

giovedì 14 agosto 2014

Robin William, e i suoi problemi finanziari

Lo stress di Robin



I media americani cercano di coprire i problemi finanziari dell'attore con pubblicazioni di smentite da parte del manager, 

 

da "ABC NEWS"




"Il divorzio è costoso", ha aggiunto (Williams era divorziata due volte). "Ho usato per scherzare che stavano per chiamarlo 'tutti i soldi,' ma hanno cambiato in" alimenti. "E' strappando il tuo cuore attraverso il portafoglio. Sono cose buone dai i miei ex? Sì. Ma lo fanno perché hanno bisogno di quello stile di vita, No?"



L'anno scorso, Williams ha detto alla rivista Parade che una delle ragioni che stava tornando alla TV (ha recitato su CBS '"i pazzi") e vendere il suo ranch in California Napa Valley era che "non ci sono bollette da pagare."

"L'idea di avere un lavoro stabile è attraente Ho due [altri] scelte:. Andare sulla strada a fare stand-up, o fare piccoli film indipendenti che lavorano quasi in scala [retribuzione minima sindacale]," ha detto al momento . "I film sono buoni, ma un sacco di volte non hanno nemmeno la distribuzione. Ci sono bollette da pagare. Mia vita è ridimensionato, in un buon modo. Sto vendendo il ranch nella Napa. Proprio non posso permettere più. "

lunedì 11 agosto 2014

Intervista ad Obama

Dal New York Times IT Reader

OP-ED COLUMNIST
Obama sul Mondo
Presidente Obama parla a Thomas L. Friedman proposito di Iraq, Putin e Israele
Video | Intervista esclusiva: Obama sul World presidente Barack Obama parla con l'editorialista Op-Ed Thomas L. Friedman su una vasta gamma di questioni in patria e all'estero.

Con THOMAS L. FRIEDMAN

8 AGOSTO 2014
Capelli del presidente Obama  sicuramente più grigi in questi giorni, senza dubbio cercando di gestire la politica estera in un mondo di crescente disordine, che conta per almeno la metà di quei capelli grigi - (Il Tea Party può pretendere l'altra metà) -. Ma avendo avuto la possibilità di passare un'ora in tour, davanti alla telecamera del panorama mondiale con lui alla Casa Bianca nel tardo pomeriggio di Venerdì, è chiaro che il presidente ha un interesse sul mondo, nato da molti lezioni nel corso degli ultimi sei anni, e non ha risposte grintose, per tutti i suoi critici di politica estera.

Obama ha chiarito che lui è solo che vada a coinvolgere l'America più profondamente in luoghi come il Medio Oriente nella misura in cui le diverse comunità si impegnano a una politica inclusiva di nessun vincitore / no vinti. Gli Stati Uniti non sta andando ad essere la forza aerea di iracheni sciiti o di qualsiasi altra fazione. Nonostante le sanzioni occidentali, ha ammonito, il presidente russo Vladimir Putin "potrebbe invadere" l'Ucraina, in qualsiasi momento, e, se lo fa, "cercando di trovare la via del ritorno ad un rapporto funzionante di cooperazione con la Russia per il resto del mio mandato sarà molto più difficile. "Intervenire in Libia per impedire un massacro era la cosa giusta da fare, Obama ha sostenuto, ma farlo senza sufficiente follow-up a terra per gestire la transizione della Libia alla politica più democratiche è probabilmente il suo più grande rimpianto della politica estera.

Video | Lezioni dalla Libia Barack Obama discute ciò che ha imparato a conoscere la politica estera durante la sua presidenza. Questo è un estratto della sua intervista video completo con Thomas L. Friedman.
Alla fine della giornata, il presidente riflette, la più grande minaccia per l'America - l'unica forza che può davvero indebolire - siamo noi. Abbiamo tante cose andare per noi in questo momento come un paese - da nuove risorse energetiche per l'innovazione di un'economia in crescita - ma, ha detto, non riusciremo mai a realizzare il nostro pieno potenziale a meno che i nostri due partiti adottano la stessa visione che stiamo chiedendo di sciiti, sunniti e curdi o Israeliani e Palestinesi: No vincitore, nessun vinto e lavorare insieme.

Video | Obama sul posto dell'America nel Mondo colloqui il presidente Obama di Thomas L. Friedman su come gli Stati Uniti può essere una forza benevola, così come superpotenza. Questo è un estratto della intervista completa.
"La nostra politica è disfunzionale", ha detto il presidente, e noi dovremmo ascoltare le terribili divisioni in Medio Oriente come un "avvertimento per noi: le società non funzionano se le fazioni politiche prendono posizioni massimaliste. E più diversificata del paese è, meno si può permettersi di assumere posizioni massimaliste ".

Mentre ha accusato l'ascesa del repubblicano estrema destra per l'estinzione di tante potenziali compromessi, Obama ha anche riconosciuto che brogli, la balcanizzazione dei mezzi di informazione e di denaro incontrollato in politica - il coraggio del nostro sistema politico di oggi - sono minando la nostra capacità di affrontare grandi sfide insieme, più di ogni nemico straniero. "Sempre più spesso i politici vengono premiati per prendere le posizioni massimaliste più estreme", ha detto, "e prima o poi, che raggiunge con voi."

Ho iniziato chiedendo se se l'ex Segretario di Stato Dean Acheson era "presente alla creazione" del II ordine dopoguerra, come scrisse una volta, si sentiva presente alla Obama "disintegrazione?"

"Prima di tutto, penso che non si può generalizzare in tutto il mondo, perché ci sono un sacco di posti dove buona notizia continua a venire." Guarda Asia, ha detto, paesi come l'Indonesia, e molti paesi dell'America Latina, come il Cile. "Ma io credo", ha aggiunto, «che quello che stiamo vedendo in Medio Oriente e parte del Nord Africa è un ordine che risale alla prima guerra mondiale iniziando a cedere."

Ma le cose potrebbero non essere migliori se avessimo armato i ribelli siriani laici presto o ci ha tenuti truppe in Iraq? Il fatto è, ha detto il presidente, in Iraq un residuale presenza di truppe degli Stati Uniti non sarebbe mai stato bisogno aveva la maggioranza sciita non ci "sprecato un'occasione" per condividere il potere con i sunniti e curdi. "Aveva la maggioranza sciita ha colto l'occasione per raggiungere i sunniti ei curdi in modo più efficace, [e non] ha approvato una legge come de-Baathificazione," truppe al di fuori sarebbe stato necessario. Assente la loro volontà di farlo, le nostre truppe prima o poi sarebbe stato catturato nel fuoco incrociato, ha sostenuto.

Video | iracheni sperperato Opportunità presidente Obama spiega che l'esercito degli Stati Uniti non può fare per gli iracheni ciò che non faranno per se stessi. Questo è un estratto di un intervista video completo.
Con "il rispetto per la Siria", ha detto il presidente, l'idea che armare i ribelli avrebbero fatto la differenza è "sempre stata una fantasia. Questa idea che potremmo fornire alcune armi leggere o anche armi più sofisticate a quello che era essenzialmente una opposizione composta da medici, ex agricoltori, farmacisti e così via, e che stavano per essere in grado di combattere non solo uno stato ben armato ma anche uno stato ben armata sostenuta dalla Russia, sostenuta dall'Iran, un Hezbollah agguerriti, che non è mai stato nelle carte. "

Anche ora, ha detto il presidente, l'amministrazione ha difficoltà nel trovare, addestrare e armare una squadra sufficiente di ribelli siriani laici: «Non c'è più capacità di quanto si spera."

Il "punto più ampio dobbiamo rimanere concentrati su," ha aggiunto, "è quello che abbiamo è una minoranza sunnita scontenti nel caso dell'Iraq, una maggioranza nel caso della Siria, che si estende dalla sostanza Baghdad a Damasco. ... A meno che non siamo in grado di dare loro una formula che parla alle aspirazioni di quella popolazione, stiamo inevitabilmente andando ad avere problemi. ... Purtroppo, ci fu un periodo di tempo in cui la maggioranza sciita in Iraq non ha capito appieno che. Stanno cominciando a capirlo ora. Purtroppo, abbiamo ancora ISIL [lo Stato Islamico in Iraq e Levante], che ha, credo, molto poco appeal per i sunniti ordinarie. "Ma" stanno riempiendo un vuoto, e la domanda per noi deve essere non solo come noi li contrastarla militarmente, ma come faremo a parlare con una maggioranza sunnita in quella zona ... che, in questo momento, si stacca dalla economia globale. "

L'Iran essendo stata utile? "Penso che quello che gli iraniani hanno fatto", ha detto il presidente, "è quello di realizzare finalmente che una posizione massimalista dagli sciiti all'interno dell'Iraq è, nel lungo periodo, andando a fallire. E questo è, tra l'altro, una lezione più ampia per ogni paese: Volete 100 per cento, e l'idea che il vincitore davvero ci vuole tutto, tutto il bottino. Prima o poi che il governo sta per abbattere. "

Gli unici stati che fanno bene, come la Tunisia, ho sostenuto, lo hanno fatto perché le loro fazioni hanno adottato il principio di non vincitore, non sconfitto. Una volta hanno fatto, non hanno bisogno di un aiuto esterno.

Video | Cina come Free Rider presidente Obama su come gli Stati Uniti è un diverso tipo di superpotenza dalla Cina. Questo è un estratto di un intervista video completo di Thomas L. Friedman.
"Non possiamo fare per loro quello che sono disposti a fare per se stessi", ha detto il presidente delle fazioni in Iraq. "Il nostro esercito è così capace, che se mettiamo tutto quello che abbiamo dentro, siamo in grado di mantenere un coperchio su un problema per volta. Ma per una società per funzionare a lungo termine, le persone stesse devono prendere decisioni su come stanno andando a vivere insieme, come stanno andando per ospitare reciproci interessi, come stanno andando al compromesso. Quando si tratta di cose come la corruzione, le persone ei loro leader devono tenersi responsabili per modificare quelle culture .... ... Siamo in grado di aiutarli e collaborare con loro ogni passo del cammino. Ma non possiamo farlo per loro. "

Così, ho chiesto, spiego la vostra decisione di usare la forza militare per proteggere i profughi di ISIL (che è anche conosciuto come ISIS) e Kurdistan, che è un'isola di decenza reale in Iraq?

"Quando hai una circostanza unica in cui il genocidio è minacciata, e un paese è disposto a farci lì, si ha un forte consenso internazionale che queste persone hanno bisogno di essere protetti e abbiamo una capacità di farlo, allora abbiamo un obbligo di farlo ", ha detto il presidente. Ma data l'isola di decenza curdi hanno costruito, dobbiamo anche chiedere, ha aggiunto, non solo "come facciamo a spingere indietro il ISIL, ma anche come possiamo preservare lo spazio per i migliori impulsi all'interno dell'Iraq, che molto è nella mia mente, che è stato nella mia mente tutto.

MATT DORFMAN
"Io credo che i curdi usato quel tempo che è stato dato dai nostri sacrifici truppe in Iraq", ha aggiunto Obama. "Hanno usato quel tempo bene, e la regione curda è funzionale al modo in cui vorremmo vedere. E 'tollerante di altre sette e di altre religioni in un modo che noi vorremmo vedere altrove. Quindi noi pensiamo che sia importante fare in modo che quello spazio è protetto, ma, più in generale, quello che ho indicato è che io non voglio essere nel business di essere la forza aerea irachena. Io non voglio entrare nel business per quella questione di essere la forza aerea curda, in assenza di un impegno delle persone sulla terra per ottenere il loro agire insieme e fare ciò che è necessario politicamente per .

giovedì 7 agosto 2014

Renzi e Padoan come Schettino

Il corriere oggi ha pubblicato: "Renzi dice che si deve sdrammatizzare. Padoan vuole assumere Schettino per la gestione del panico."  Vorremmo commentare che se il Corriere pubblica questo, allora è proprio la rivoluzione. Ma il problema é: "quando se ne accorgeranno gli elettori PD PdL?" Fino ad allora continueremo ad incagliarci e ad affondare. Preghiamo anche gli altri media di esplicitare questa grave emergenza da rivoluzionare. Altrimenti la rivoluzione o il commissaria mento sommergerà presto anche loro.
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Cosa sono le P.M.I.

La politica viene costantemente svolta da persone competenti in moltissimi argomenti, ma molto spesso ignare delle realtà delle imprese. Le P.M.I. sono le Piccole e Medie Imprese che sostengono larga parte dell'economia della Società e delle Città.
Senza le P.M.I. non ci sarebbe forse nulla da governare perché non ci sarebbero i fondi necessari a sostenere il bilancio Nazionale ed Europeo. Le P.M.I. costituiscono parte importante dell'economia reale, e senza di loro non sussisterebbero nè grandi Industrie nè banche, nè quindi servizi sociali, organi pubblici, nè Stato. Chi vuole svolgere bene la carriera politica deve conoscere la realtà economica di un'impresa ma spesso crea solo questionari per i commercianti, camere di commercio inefficienti, sistemi di tassazione usurari, complicati e insostenibili, tribunali di giustizia iniqui, e assenza della tutela d'ufficio del credito attivo e passivo delle P.M.I.. Lo scopo di questo sito è riformare la considerazione delle P.M.I. nella classe politica. Se sei un imprenditore con partita i.v.a. qui sei il benvenuto e qui puoi fornire le tue richieste che verranno raccolte in modo sistematico per formare un programma di riforme inderogabili ed urgenti per la tutela della tua realtà lavorativa, che è quella che supporta l'economia di base, ma spesso viene ignorata, sfruttata iniquamente, mortificata, umiliata dalle caste dei poteri forti che restano ignari di questi valori. Facciamo massa critica e attiviamoci per definire le nostre necessità. Cavalchiamo la storia adesso. EF